"L'inserzione"è una commedia in tre atti di Natalia Ginzburg, scritta nel 1969. La ascolteremo in una versione del 1970, interpretata da Adriana Asti e Franco Interlenghi.
Franco Interlenghi.
Inizia la carriera come attore bambino nel 1946, quindicenne, come co-protagonista, con Rinaldo Smordoni, del film neorealista Sciuscià, di Vittorio De Sica.
Per Interlenghi il film di De Sica fu solo l'inizio di una lunga carriera di attore. Con un volto di giovane bello e una recitazione intensa e pulita, fu interprete di molti film di Michelangelo Antonioni, Federico Fellini e Mauro Bolognini. Recitò in Don Camillo (1952), I vinti (1953), I vitelloni (1953), Giovani mariti (1958). Luchino Visconti lo diresse a teatro in Morte di un commesso viaggiatore.
Interlenghi continuò una carriera dignitosa, ma non più di primo piano. Le sue interpretazioni diventarono sempre più caratterizzate, prestandosi a personaggi di secondo piano, ma dalla resa cinematografica molto efficace.
È morto a Roma nella sua casa nei pressi di Ponte Milvio la mattina del 10 settembre 2015 all'età di 83 anni.
Alla sua memoria è dedicato il documentario Sciuscià 70 di Mimmo Verdesca.
L'appuntamento è per domenica 8 e lunedì 9 alle 21.
Tra le voci protagoniste della nuova puntata di "Varietà Varietà" ci sarà anche quella dell'attore, regista e sceneggiatore cremonese Ugo Tognazzi, scomparso nel 1990 a 68 anni.
Famoso per i suoi numerosi amori (ebbe quattro figli da tre donne diverse) e per la sua goliardia, Tognazzi amava anche cucinare e mangiare bene. Le sue ricette sono contenute nel libro "L'Abbuffone. Storie da ridere e ricette da morire".
Il 6 aprile 2009, alle 3:32 del mattino, un terremoto di magnitudo 5.9 colpiva il centro Italia e, in particolare, L'Aquila e provincia. I morti furono 309.
Noi lo vogliamo ricordare con la canzone "Domani", che l'autore e interprete Mauro Pagani ricantò con moltissimi colleghi, per beneficenza. La canzone contiene un messaggio di speranza.
"Tra note e parole" di questa settimana vedrà come protagonista Mia Martini.
La ricordiamo con un articolo di Fabrizio Bordone.
A volte basta guardare la fisionomia di una persona per coglierne l’essenza. Senza scomodare tesi lombrosiane, nello sguardo di Mia “Mimì’”Martini era palpabile la sofferenza, il disagio del vivere. Spesso, il successo ti chiede in cambio un prezzo da pagare e quando pensi di aver trovato la felicità, se ti viene tolta all’improvviso, fa ancora piu’ male. Un’infanzia difficile la sua, con un classico padre-padrone a dominare la scena. Il talento però lo si percepiva in quella ragazzina ancora acerba e sognatrice che cantava in chiesa e nelle feste di paese. Dalla natia Calabria alle Marche e poi la svolta della vita a Roma dove, con la sorella Loredana Bertè ed un allora magrissimo Renato Zero, fece tanta fame e una dura gavetta. Uno spinello in discoteca le costò quattro mesi di carcere in Sardegna, era la prima di una lunga serie di amarezze, anche perché venne scagionata, seppur tardivamente. Dopo alcuni 45 giri passati piuttosto inosservati, fu decisivo l’incontro con il fondatore del famoso Piper che le cambiò il nome mutuandolo dall’ammirazione di Mimì per l’attrice Mia Farrow e dal marchio italiano più internazionale dell’epoca. Vince il Festival delle nuove tendenze di Viareggio, attira l’attenzione di Baglioni che per lei scrive la tristemente profetica “Lacrime di marzo”e persino di Battisti che la vuole nel suo show televisivo. Il grande successo arriva con Piccolo uomo, brano scritto con una dose di autoironia da Bruno Lauzi e da quel momento la carriera di Mimì sembrerebbe tutta in discesa. Segue a breve distanza un altro classico, la splendida Minuetto, il cui testo, in perfetto stile Califano, parla di una donna incapace di dire no al proprio uomo. A questo punto, Mia Martini è un’artista internazionale, con grande disappunto della sorella Loredana che ne soffre la popolarità. Cominciano le tournee all’estero con grandi personaggi quali Aznavour e gli sciovinisti francesi arrivano addirittura a paragonarla all’immensa Edith Piaf.
Intanto, intraprende una relazione sentimentale, ed anche artistica, con Ivano Fossati. Questa tormentata storia d’amore sarà una delle cause dei suoi drammi personali. Il cantautore-compositore la costringe a rompere con la casa discografica per passare ad un’altra, il tutto per motivi di gelosia ed invidia. La causa intentata contro Mia la lascerà sul lastrico e questo è ancora niente.
Una maledetta sera, Mimì deve esibirsi ad una manifestazione canora all’aperto ma è prevista pioggia. Viene allestito un tendone di fortuna e, seguendo un ragionamento di buon senso, fa notare agli organizzatori che quella fragile struttura non sarebbe stata in grado di reggere un acquazzone, perciò si rifiuta di esibirsi. Inizia a piovere forte ed infatti il tendone crolla. Da quel momento, all’invidioso establishment musicale, non pare vero di trovare un pretesto per emarginarla, bollandola come “iettatrice”, un’accusa già infamante in generale ma ancor di più nell’ambiente superstizioso dello spettacolo. Con mille pretesti, viene boicottata dalle principali gare canore, anche la televisione le volta le spalle. Avendo un grosso fardello di debiti a cui far fronte, tiene duro e prosegue, finché è in grado di farlo. Ad un certo punto, sfinita dalle maldicenze, dalle difficoltà economiche e dalla logorante storia con Fossati, si ritira dalle scene. Sarà lei stessa, tempo dopo, in un’intervista televisiva, ad accusare in particolare Gianni Boncompagni come uno dei fautori, non l’unico, dell’odiosa campagna denigratoria nei suoi confronti. Dopo sette anni di depressione e di modeste esibizioni locali per sopravvivere, alcuni discografici la convincono a rientrare in occasione di Sanremo ’89. La celeberrima Almeno tu nell’universo, vince il Premio della critica e diventerà la sua canzone tuttora piu’ conosciuta e ripresa da altri artisti: “Sai, la gente è strana, prima si odia e poi si ama, cambia idea improvvisamente…”. La vita sembra finalmente tornata a sorriderle, riprende ad esibirsi, partecipa al Festivalbar, torna di nuovo a Sanremo ed arriva in finale con La nevicata del ’56 bissando il Premio della critica dell’anno prima. Siamo nel ’92, per Mia è il momento di testimoniare l’amore per la città di Napoli e, per farlo in modo degno, duetta con il grande Roberto Murolo nella struggente Cu‘mme di Enzo Gragnaniello: “ah come si fa a dare tormento all’anima che vuole volare, se non tocchi il fondo non puoi saperlo”… Torna a Sanremo con l’emblematica ed amara Gli uomini non cambiano, brano che rispecchia la sua sfortunata vita sentimentale ed il difficile rapporto con il padre: “Quando nascono in famiglia quelle mezze ostilità e ti perdi dentro a un cinema a sognare di andar via, con il primo che ti capita e ti dice una bugia…”.
Nel frattempo, ricuce il rapporto con la sorella Loredana arrivando ad esibirsi in coppia sebbene con scarsi risultati. Nelle apparizioni televisive, le si leggono sul volto le vicissitudini di tutta una vita, con quel sorriso amaro e la voce diventata roca ed aspra a seguito di un intervento chirurgico. Debilitata da un fibroma, si spegne a soli 48 anni nella primavera del ’95. Chi parla di barbiturici, chi di overdose da cocaina, Loredana Bertè tira in ballo il padre, fatto sta che la musica italiana perde una delle migliori interpreti di sempre. La maledetta storia della “iella” colpirà anche Marco Masini, che tuttavia ha avuto la forza di non lasciarsi affossare. “Un sole che splende per me soltanto, come un diamante in mezzo al cuore…”
Mia Martini, almeno lei nell’universo, risplende sulle miserie umane.
Il 4 aprile 1960 si svolse la serata di premiazione della 32° edizione degli Oscar.
La cerimonia vide soprattutto il successo di "Ben Hur", che vinse ben 11 premi.
Ad aggiudicarsi tre statuette fu "Il diario di Anna Frank".
Shelley Winters (attrice non protagonista per il ruolo di Petronilla Van Daan).
Miglior Fotografia in bianco/nero.
Miglior scenografia in bianco/nero.
Il film è basato sull'adattamento teatrale del celebre libro scritto dalla giovane Anna Frank nel corso della sua prigionia. Venne girato nel 1959, 14 anni dopo la morte di Anna.
Shelley Winters è nata nel 1920 e morta nel 2006.
Nel 1968 vinse il suo secondo Premio Oscar, per "Incontro al Central Park", diretto da Guy Greene.
A trent'anni dalla prematura scomparsa, avvenuta il 12 gennaio 1989, il documentario intende celebrare il cantautore spezzino Franco Fanigliulo, noto al grande pubblico per la partecipazione al Festival di Sanremo nel 1979 con la canzone "A me mi piace vivere alla grande".
Scoperto da Franco Ceccarelli dell'Équipe 84, incise tre album per l'etichetta "Ascolto" di Caterina Caselli e, dopo un lungo silenzio, verso la fine degli anni Ottanta iniziò a collaborare con Zucchero e Vasco Rossi. Prima che queste collaborazioni potessero portarlo a reintraprendere la carriera solistica morì per un'emorragia celebrare a soli 45 anni.
Nel 1977 ebbe una piccola parte in "Berlinguer ti voglio bene" film di esordio di Roberto Beningni, diretto da Attilio Bertolucci. Tra le sue canzoni più note ricordiamo A me mi piace vivere alla grande, Buffone, Mister Wonderful.
Titolo: Franco Fanigliulo, Mister Wonderful
Regia: Daniele Ceccarini
Soggetto e sceneggiatura: Paola Settimini
Ricerca storico-musicale e consulenza artistica: Claudia Bertanza, Massimo Caratozzolo
Produzione e distribuzione: Museo virtuale del disco e dello spettacolo, Associazione Cinema e cultura.
"Marcovaldo (le stagioni in città)" è il libro recensito questa settimana nella trasmissione "Sotto a chi legge".
Marcovaldo è il bizzarro protagonista di questa raccolta di racconti nati dalla penna di Italo Calvino. Buono, ingenuo e sfortunato, Marcovaldo ha moglie e quattro figli, è un manovale al quale ne capitano davvero di tutti i colori.
Vive in città, ma è attirato dalla natura e dalla campagna. Di lui Calvino dice: "L'amore per la natura di Marcovaldo è quello che può nascere solo in un uomo di città: per questo non possiamo sapere nulla d'una sua provenienza extracittadina; questo estraneo alla città è il cittadino per eccellenza."
Marcovaldo è stato portato sul piccolo schermo nel 1970 con la regia di Giuseppe Bennati. Nelle sei puntate trasmesse sul Secondo Canale Rai, il protagonista viene interpretato dal regista Nanni Loy. Nel cast anche Daniela Goggi, Arnoldo Foà, Didi Perego. Musiche di Sergio Liberovici eseguite dalla Traditional jazz Studio-Praha e da Silva e i Circus. Sigla cantata da Nino Ferrer e Silvana Aliotta (Circus 2000).
Nella puntata di "Dal fonografo al microsolco" di questa settimana, condotto da Massimo Baldino e Giacomo Schivo, ascolteremo molte voci femminili, da Nilla Pizzi a Carlastella, da Caterina Villalba a Betty Curtis.
Ci sarà anche Gigliola Cinquetti; dalla sua voce ascolteremo un brano famosissimo, "Dio, come ti amo" che nel 1966 vinse il Festival di Sanremo nella doppia interpretazione sua e di Domenico Modugno.
Per il Mimmo nazionale questa fu la quarta (e ultima) vittoria al Festival della canzone italiana; per la giovanissima Gigliola la seconda (aveva già trionfato due anni prima, con la celeberrima "Non ho l'età") e ultima, anche per lei. Dopo la vittoria, il brano balzò in testa alla classifica, ma vi rimase solo una settimana, poiché fu travolto dal successo di "Nessuno mi può giudicare" di Caterina Caselli.
Tra i protagonisti della puntata di "Varietà Varietà" in onda a partire da domani ci sarà anche l'attore milanese Gino Bramieri.
Comico e cantante, noto per la straordinaria capacità di raccontare barzellette, inizia la carriera di artistica giovanissimo (nel 1943).
Ha lavorato con Franco e Ciccio, Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi, Ave Ninchi, Nino Taranto, Raimondo Vianello, Totò. È stato interprete di oltre trenta film. In TV ottenne grande successo nel programma condotto da Corrado L'amico del giaguaro con Raffaele Pisu e Marisa Del Frate. Sulle reti Mediaset, negli ultimi anni della sua vita, è stato protagonista della sit-com Nonno Felice e del suo spin-off Norma e Felice accanto a Franca Valeri.
Mister William Buggage e Miss Muriel Tottle gestiscono una libreria nel centro di Londra. Il negozio vende libri rari, ma è un negozio un po' strano. I clienti, infatti, entrano e girano liberamente tra gli scaffali... poi per pagare (se pagano...) devono entrare in un piccolo ufficio.
Mister Buggage non risponde né ai saluti né ad altro: a prendere i soldi e scambiare quelle poche parole con il pubblico è Miss Tottle. I due lavorano incessantemente ad altro: scrivono, leggono fogli, si confrontano tra loro.
E e qualcuno ruba?
Beh, pazienza, perché i guadagni di Mr Buggage non vengono dalla libreria: non è dalla vendita di quei tomi rari che vengono i soldi dei conti correnti che il proprietario della libreria e della sua assistente hanno aperto in diverse banche e che permettono loro di viaggiare nei più famosi e costosi alberghi di tutto il mondo.
I due sono complici in una truffa apparentemente geniale, ma...
"Il libraio che imbrogliò l'Inghilterra" è un delizioso racconto di poche pagine, che si legge tutto d'un fiato. Qual è la truffa che hanno architettato i due? E funzionerà per sempre?
Da leggere: è un piccolo capolavoro.
Roald Dahl (1916-1990), gallese di origini norvegesi, è famoso soprattutto come scrittore per ragazzi (tra le sue opere, ricordiamo "La fabbrica di cioccolato" e "GGG Il grande gigante gentile"), ma ha scritto anche libri destinati al pubblico adulto e "Il libraio che imbrogliò l'Inghilterra" ne è un esempio.
Sarà l'eterno ragazzo della canzone italiana, Gianni Morandi, il protagonista di "Tra note e parole".
Cantante, attore, conduttore televisivo, esordisce giovanissimo ed è protagonista assoluto della scena musicale (e non solo) degli anni Sessanta e Settanta. Da sempre attivo anche nel sociale, fonda nel 1981 la Nazionale Italiana Cantanti, squadra di calcio impegnata a disputare partite per beneficenza. Morandi è anche un podista: ha corso ben dieci maratone, tra cui quella di New York.
Per ciò che riguarda la musica resta memorabile, nel 1988, la sua collaborazione con Lucio Dalla, da cui nasce l'album Dalla/Morandi, in cui figura la celeberrima "Chiedi chi erano i Beatles".
A partire dagli anni Novanta gira molte fiction e conduce diversi programmi; in uno di questi si presenta in scena in mutande.
Il suo ultimo, importante, progetto cinematografico è "Capitani coraggiosi", album e serie di concerti al fianco di Claudio Baglioni.