domenica 12 novembre 2017

La grande prosa, gli appuntamenti della settimana

Domenica 12, ore 21: L'imperatore Jones (Eugene O' Neill).



Andò in scena per la prima volta nel 1920 a New York. Il dramma si ispira probabilmente al capo della rivolta nera di Haiti, di un secolo prima. Il protagonista porta alla ribellione e alla libertà il suo popolo, rendendolo padrone del suo destino. Ma il potere lo inebria ed egli diventa più tirannico e crudele dei bianchi. Né egli né i suoi, pur anelando alla libertà, sono in grado di usufruirne. Nel suo inconscio di agitano forze oscure che non riesce a controllare, che lo ossessionano. Sono le informi paure che il negro non è riuscito ancora a dominare e che si impadroniscono di lui no appena tenta di costruirsi una vita, appena cerca di esercitare il potere, mentre opprime i suoi simili non sapendo controllare lo sbocco dei suoi istinti primordiali. Non riesce a fare il salto qualitativo dalla tribù alla società. O’Neill esprime in un amplissimo monologo a quadri staccati l’ascesa al trono e la caduta del protagonista con un ritmo ossessivo e allucinante. Jones, che aveva cinicamente sfruttato gli indigenti, la sua gente, beffandosi della loro ingenuità e della fiducia che essi avevano riposto in lui, rimarrà vittima alla fine dei suoi stessi errori e delle sue nefandezze. (Fonte: www.mtpconcessionariassociati.it)

Noi lo ascolteremo in una versione del 1974 interpretata da Renzo Giovampietro.


Lunedì 13 ore 21 (Tradimenti, Harold Pinter)






"Tradimenti", la commedia di Harold Pinter, è un bellissimo pezzo di teatro.

Il testo è costituito di nove parti: nove scene di vita quotidiana.
La scrittura è sottile e penetrante, i dialoghi rapidi e asciutti, le battute pungenti, la conversazione brillante, scorrevole, elegante. Tutto è giocato sul filo dell’umorismo, tipico british ben inserito nel congegno di una macchina drammaturgica perfetta.
La commedia non ha pretese moralistiche, Pinter non prende di mira la (solita) società borghese, si limita a narrare una storia di ordinaria quotidianità. Una lunga (sette anni) relazione extraconiugale, rivissuta a ritroso con la tecnica del flashback, fra Jerry regolarmente sposato con due figli e Emma, la moglie di Robert, il suo migliore amico. Il solito triangolo borghese vissuto apparentemente senza drammi nemmeno dal marito tradito. La relazione “triangolare” porta all’estremo la falsità del gioco delle parti dove il congegno della finzione svela un senso di complicità fra i due uomini. Non è infatti il marito tradito a rinfacciare all’amico la relazione con sua moglie, ma è l’amante ad accusare l’amico di avergli taciuto il fatto di esserne consapevole da anni. E’ quindi giusto parlare di gioco di finzioni consapevoli e di normale trasgressione. In realtà non si tratta di un semplice adulterio, ma del fatto che tutti e tre i personaggi tradiscono in qualche modo non solo l’altro, ma soprattutto sé stessi. Alla fine il rapporto muore di morte naturale, senza tragedie e senza catarsi. (Fonte: teatrionline.com)

Lo ascolteremo in una versione del 1981, interpretata da Valeria Valeri, Gastone Moschin e Giuseppe Pambieri.

www.ildiscobolo.net

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