lunedì 12 febbraio 2018

Sotto a chi legge: "Vergine giurata" di Elvira Donas


Sarà "Vergine giurata" di Elvira Dones il libro di questa settimana della trasmissione "Sotto a chi legge".

Hana abbandona gli studi universitari che, piena di curiosità e di entusiasmo, aveva da poco iniziato all’Università di Tirana per tornare a vivere sulle montagne del Nord dell’Albania, nella casa dello zio che l’ha cresciuta dopo la morte dei genitori e che adesso è vedovo e malato. Un atto d’amore e di gratitudine che assume i tratti di uno spaventoso olocausto di sé quando Hana, che si rifiuta di accettare il matrimonio combinato che permetterebbe allo zio di morire in pace ma che costringerebbe lei a rinunciare alla propria indipendenza, pensa che l’unica via di uscita sia diventare una Vergine giurata: una di quelle donne, cioè – la cui esistenza è prevista dal Kanun albanese –, che decidono di farsi uomini e di rinnegare la propria femminilità. L’onore della famiglia è salvo, lo zio è fiero di lei e finalmente libero di arrendersi alla malattia che lo divora. Hana ama i libri sopra ogni cosa, è appassionata, sensibile. E a Tirana aveva appena scoperto di essere innamorata. Nella cupa solitudine delle montagne si abbrutisce e si imbruttisce per sopravvivere alla fatica, al freddo, allo sconforto. Finché la cugina Lila, emigrata tanti anni prima negli Stati Uniti, non riesce a convincerla a infrangere il giuramento.

La storia di una donna albanese che sacrifica la sua femminilità per essere libera, e poi sacrifica il proprio onore per tornare a essere donna. Senza mai azzerare il suo cuore.

"Vergine giurata", uscito nel 2009, nel 2015 è diventato un film.

"Sotto a chi legge" va in onda:

- martedì alle 9:30
- mercoledì alle 19:15

Tre voci per due settimane di "Fonografo"



Per due settimane a condurre "Dal fonografo al microsolco" sarà un grande terzetto: Massimo Baldino, Sandro Alba e Giacomo Schivo.

Cosa ci racconteranno e cosa ci faranno ascoltare queste tre grandi e amatissime voci? Non vi resta che sintonizzarvi su Radio Il Discobolo:

martedì 13 e 20 alle 10
mercoledì 14 e 21 alle 14:30
giovedì 15 e 22 alle 18
venerdì 16 e 23 alle 21

La grande prosa: "Il potere e la gloria", di Graham Greene



L'appuntamento di lunedì 12 (ore 21) con la grande prosa in radio, è con "Il potere e la gloria", adattamento teatrale dell'omonimo libro di Graham Greene del 1940.

Scritto a seguito del suo viaggio in Messico, racconta di un prete vittima della persecuzione anticattolica, è un libro che ha destato scandalo e che è stato causa di un vivace dibattito all'interno della Chiesa Cattolica, poiché il protagonista è dedito all'alcool e ha avuto anche una figlia. Il libro, pur fatto oggetto di indagine da parte del Sant'Uffizio, non fu mai messo all'Indice, anche grazie all'intervento dell'allora cardinal Montini (futuro papa Paolo VI), che manifestò apertamente la sua stima nei confronti dell'autore.

Alla fine, Greene sintetizzò così la vicenda: «il prezzo della libertà, anche nella Chiesa, è l'eterna vigilanza, ma io mi domando se uno qualsiasi degli Stati totalitari, sia di destra o di sinistra, mi avrebbe trattato con la stessa gentilezza».

L'adattamento teatrale trasmesso è del 1955 e interpretato da Aroldo Tieri, Ivo Garrani e Gastone Moschin.



Sanremo 2018: spunti e riflessioni.


Aldilà delle canzoni, che dovrebbero essere teoricamente l’unico motivo di interesse, anche questa edizione del Festival lascia in eredità argomenti di discussione. Partiamo dal fondo, dall'epilogo naturale della competizione, ossia la canzone vincitrice. Fatta salva l’indiscussa bravura del duo Meta/Moro, due cantautori e compositori tra i migliori in circolazione in casa nostra, la querelle sul plagio del loro brano lascia uno strascico sull'opportunità di sorvolare davanti ad un episodio del genere. Certo, ci sono argomenti più importanti dei quali parlare, tipo la rovente campagna elettorale o i fatti truculenti di cronaca ma Sanremo è ben più di una gara popolare, questo da sempre.

Di positivo, l’edizione numero sessantotto ci lascia un dato ormai consolidato, ovvero l’ormai evidente sdoganamento della tipologia di pubblico presente all’evento. Fino a pochi anni fa, le serate festivaliere erano una passerella quasi esclusiva per personaggi pubblici ed anche politici che esibivano, come uno status-symbol, l’occupazione della prima fila davanti al palco. Forse mai come quest’anno, si è assistito alla rivincita del popolo pagante, categoria che ha partecipato alla kermesse impadronendosi del Teatro, in questo sì è stato un sessantotto. 

La conduzione di Claudio Baglioni è stata senza infamia e senza lode, il popolare cantante romano ha brillato in particolare per i duetti interpretati con i vari ospiti, delegando la vera presentazione alla strana coppia Hunziker-Favino. Strana coppia perché il contrasto tra il poliedrico attore e la soubrette elvetica è stato stridente. Pierfrancesco Favino è stato il mattatore assoluto, un’autentica rivelazione per chi lo conosceva nei panni recitativi o poco più. Oltre alla capacità di intrattenere senza mai essere ripetitivo, ha saputo far sorridere e commuovere, in particolare con l’intenso monologo “La notte poco prima della foresta”, pièce del drammaturgo francese Bernard-Maria Koltès. 

Uno dei pezzi forti di Sanremo sono di soliti gli ospiti; tra questi, hanno spiccato l’istrionico Fiorello, la lettera a Sanremo di Pippo Baudo, una sorta di presenza-premio alla carriera, Sting, James Taylor e gli scatenati Negramaro

Tra i venti big, alcune certezze e molte delusioni, alcuni hanno piacevolmente impressionato, altri non hanno rispettato le attese. Forse, la più grossa delusione è arrivata da Elio e Le Storie Tese, gruppo che sul palco del Festival aveva sempre lasciato un segno improntato all'originalità ed alla qualità; la loro canzone-congedo, si sono da poco sciolti, “Arrivedorci”, si è trascinata stancamente, relegandoli ad una posizione finale umiliante e mai subita prima. Restando in tema di delusioni, Mario Biondi è sembrato fuori contesto; la sua bravura non si discute, ma trasformare la sala in un gigantesco piano-bar non ha pagato. Altro big sottotono, Nina Zilli, una dalla quali ti aspetti grinta coinvolgente ma presente con un brano poco confacente ai suoi standard. Se dai 2+1 Pooh non si poteva pretendere granché di originale, il navigato Ruggeri con i suoi Decibel non ha brillato come era lecito aspettarsi. 

Ci sono poi le vie di mezzo, artisti che potevano fare meglio o che hanno proposto brani che difficilmente passeranno alla storia. Tra questi, lo strano trio Vanoni-Pacifico-Bungaro; a fronte di un brano ben suonato dai due musicisti, la grande Ornella ha risentito del peso di una monumentale carriera togliendo qualcosa ad un pezzo peraltro valido. Anche Giovanni Caccamo, ormai un ex-giovane promessa, non ha dato il massimo nell'interpretazione di una canzone molto bella, rimediando un decimo posto comunque ingeneroso. In questo limbo, tra coloro che son sospesi, ci mettiamo anche Noemi e Renzo Rubino, entrambi con buoni brani ai quali è mancata la personalità per spiccare il balzo. 

L’altra metà dei concorrenti, rientra tra le note positive, a partire da due onesti e validi professionisti come Luca Barbarossa e Max Gazzè. Il primo, senza strafare, ha dimostrato come si possa scrivere ed interpretare al meglio una canzone d’amore in modo semplice e genuino, la sua “Passame er sale” è uno stralcio commovente di vita a due quotidiana. Il secondo ha rischiato con un brano intrigante e ben poco sanremese dal testo colto ed inusuale, “La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno”, una favola stile progressive anni settanta, tra le cose migliori sentite in generale. Anche il veterano Ron ha rischiato con un brano del sempiterno Lucio Dalla, un pezzo di non immediato ascolto ma che si insinua nella mente ascolto dopo ascolto. Meritavano qualcosa in più le coppie Avitabile-Servillo e Paci-Diodato fors’anche sprecati per una rassegna leggera come il Festival. Di gran presenza scenica i The Kolors, band che venderà tantissimo e la sorpresa Lo Stato Sociale, forse un po’ troppo in alto con il secondo posto. Se Annalisa può ritenersi soddisfatta del terzo posto, miglior fortuna avrebbero meritato le redivive Vibrazioni del grintoso Sarcina. In conclusione, visto com’è andata, sembra profetico il titolo dei vincitori. Non ci avete fatto niente…

(Fabrizio Bordone)


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