sabato 10 febbraio 2018

"Hanna non chiude mai gli occhi", recensione del libro di Luigi Ballerini


Due giovani, Hanna e Yosef.
Il ghetto ebreo di Salonicco. 
Le prime deportazioni.

"Hanna non chiude mai gli occhi", di Luigi Ballerini, mescola realtà e finzione. Tutta (tragicamente) vera la storia delle leggi razziali, degli ebrei greci rinchiusi nei ghetti e deportati in Polonia, con la promessa di una casa e di un lavoro in miniera. Persone private di tutto e ingannate, discriminate, costrette a indossare la stella gialla, a smettere di lavorare.
In mezzo a tanta violenza, spicca la figura del console italiano a Salonicco, Guelfo Zamboni, che riuscì a ingannare le SS concedendo cittadinanza italiana a centinaia di ebrei greci, scovando lontane parentele, visite in Italia e altri improbabili agganci. 

La finzione è la storia di Hanna, quindicenne che, a differenza di tutti, non chiude mai gli occhi perché vuol vedere l'orrore, vuol conoscere e sapere, anche se il destino delle persone costrette a salire sui treni per la Polonia è ignoto a tutti e della sua amicizia con Yosef, suo coetaneo. I due ragazzi, dopo un'iniziale diffidenza, diventano amici e cercano di aiutarsi a vicenda.
Una nota: i due personaggi sono inventati, ma i loro ricordi più felici, quelli che li aiutano a superare il dolore e la paura (la bicicletta per lui, un viaggio in piroscafo per lei) sono reali, tratti da temi scritti da studenti dell'epoca. 


Lettura piacevole, scorrevole: un libro scritto per ragazzi, che può appassionare anche gli adulti. Interessante l'intreccio tra storia e invenzione; se si può trovare un difetto a questo libro è il finale lasciato un po' troppo "aperto". Se da una parte rende libero il lettore di immaginare cosa succederà ai due ragazzi, dall'altra lascia un po' in sospeso. 

Luigi Ballerini è nato a Sarzana (SP) e vive a Milano; è uno psicoanalista e scrittore, specializzato nella letteratura per ragazzi. Ha vinto il Premio Adersen nel 2014, il Bancarellino nel 2016 e, con questo romanzo, il Premio Fenice 2016-Un romanzo italiano nel mondo. 

(Recensione di Claudia Bertanza)


La grande prosa: "Casa bruciata" di August Strindberg.



"La casa bruciata" (in svedese: "Brända Tomten") è un dramma da camera del drammaturgo svedese August StrindbergScritto nel 1907, è il secondo dramma da camera dei cinque che il drammaturgo scrisse per l'Intima teatern, dove venne rappresentato sette volte.

Il dramma racconta la vicenda di una casa bruciata e di un uomo, Arvid Valström, chiamato dal drammaturgo: "forestiero"; che torna dopo molti anni nel suo vecchio quartiere, dopo aver girato il mondo. La casa bruciata è difatti la sua vecchia dimora, la casa della sua infanzia, e rivive all'interno del dramma quel luogo a lui oramai lontano nel tempo ma vicino nella memoria. La vicenda è costellata di personaggi, come suo fratello che si trova con una casa bruciata non assicurata, uno studente che probabilmente è suo figlio, e moltissimi altri tra cui si cerca di trovare il responsabile dell'incendio. Si scopre nel finale che è stato un avvenimento accidentale per cui nessuno ha colpe ma alcuni si ritrovano in disgrazia.

La ascolteremo in una versione del 1969, interpretata da Grassilli e Checchi.

Johan August Strindberg (Stoccolma, 22 gennaio 1849 – Stoccolma, 14 maggio 1912) è stato un drammaturgo, scrittore e poeta svedese.
Per la vastità e la rilevanza della produzione (che ricopre praticamente tutti i generi letterari ed è raccolta in circa cinquanta volumi, a cui se ne aggiungono ventidue di corrispondenze), il suo nome affianca il norvegese Henrik Ibsen all'apice della tradizione letteraria scandinava e raggiunge per riconoscimento unanime un seggio tra i massimi artisti letterati del mondo. 
La vita di Strindberg fu tumultuosa, tessuta di esperienze complesse e scelte radicali e contraddittorie, a tratti rivolta contemporaneamente a molteplici discipline non direttamente attinenti alla figura ufficialmente letteraria dell'autore: scultura, pittura e fotografia, chimica, alchimia, teosofia. Sintomi di una rottura intima del proprio animo con la dimensione convenzionale del tempo e del vivere, elementi dunque reciprocamente contaminati nell'atto creativo e fondamentali per la sua interpretazione. 
Fu il destinatario di uno dei biglietti della follia di Friedrich Nietzsche.

"La casa bruciata" va in onda domenica 11 alle ore 21.


Torna il "Forum del Giornalismo Musicale", ecco il programma

  Sta prendendo forma l’ottavo " Forum del giornalismo musicale" , previsto il 7 e 8 ottobre a Faenza, come sempre nell’ambito del...