lunedì 21 dicembre 2015

I'm dreaming of a White Christmas...

È probabilmente la canzone natalizia più famosa di tutti i tempi, sicuramente la più venduta. Stiamo parlando di White Christmas, scritta nel 1940 da Irving Berlin
La versione più famosa è quella incisa da Bing Crosby nel 1942: questo disco non è mai uscito di produzione.



La canzone è stata tradotta anche in italiano, con il titolo Bianco Natale e nel 1954 diede anche origine al musical omonimo, interpretato tra gli altri da Bing Crosby. 

Innumerevoli gli artisti che, nel corso degli anni, ne hanno cantato e inciso una loro versione, ma la più amata e venduta resta ancora quella di Crosby

Di questa canzone parlerà Wikiradio Speciale che andrà in onda:

- martedì alle 14:30
- giovedì alle 18
- sabato alle 10




Dal Fonografo al Microsolco questa settimana ci propone...

Anche durante la settimana natalizia (20 /27 Dicembre) Dal Fonografo al Microsolco, a cura di Sandro Alba e Massimo Baldino, sarà regolarmente in onda, regalandovi tante piacevoli sorprese a 78 e 45 giri.
Prima di tutto, ascolteremo due  delle voci più importanti della Voce del Padrone: quella di Emilia Veldesdella quale si hanno pochissime notizie, e quella del cantante Enzo Di Molache canta un brano di grande successo del 1940 "Ritorna a Napoli".



Dall'archivio di casa Parlophon faremo risuonare un bel disco della cantante Maria Luisa Dell'Amore"Nessuno" e altri due 78 giri, interpretati dai cantanti Gilberto Mazzi (quello dei grandi magazzini) e Michele Montanari.



Gli anni Cinquanta saranno dedicati a Vittorio Paltrinieri, Renato Rascel e Peter Van Wood, mentre il finale come sempre sarà dedicato a un disco della NET (la Nuova enigmistica tascabile) e ascolteremo una delle voci più popolari di queste pubblicazioni, quella di Graziella Caly, oggi scrittrice di successo.



Dal Fonografo al Microsolco andrà in onda:
- martedì alle 21
- mercoledì alle 10
- giovedì alle 14:30
-venerdì alle 18

Vi aspettiamo su



"Imperatrice nuda" di Hans Ruesch. Una recensione di Enzo Giannelli (articolo del 1976)



In un tempo come il nostro, che falcia miti senza tanti complimenti, non poteva sottrarsi al fuoco della dissacrazione l’attuale scienza medica, la vivisezione, considerata dea onnipotente e intoccabile, cui si inchinano popoli e governi. La vivisezione è, appunto, la squallida imperatrice denudata e messa sotto accusa da Hans Ruesch, l’autore del Paese dalle ombre lunghe, impegnato, questa volta, in un campo sconosciuto ai suoi lettori. 
Ogni giorno, medici, fisiologi, scienziati si dilettano con sadici giochi, che hanno per oggetto cani, gatti, topi, conigli, scimmie, maiali, cavalli, asini, capre, uccelli, pesci. Gli animali vengono imbavagliati, immobilizzati, soffocati a intermittenza, infettati con morbi mortali, sventrati, eviscerati, segati, bolliti o arrostiti vivi, congelati per essere riportati in vita e ricongelati, lasciati morire di fame o di sete, molto spesso dopo che sono state resecate parzialmente o totalmente le glandole surrenali, o l’ipofisi o il pancreas, o dopo sezione del midollo spinale.
Si recidono zampe, si tagliano corde vocali, si estirpano testicoli a martellate, si mettono a nudo nervi, si estirpano o si trapiantano vari organi, si procede allo smidolla mento della spina dorsale, si cuciono sbocchi naturali per “vedere cosa succede”. E, durante le atroci sofferenze – che possono durare settimane, mesi o anche anni – le infelici creature vengono osservate dai ricercatori. Si sono visti cani impazziti divorare le proprie zampe; gatti, le cui convulsioni li scagliavano contro le sbarre delle gabbie, finché venivano colti da collasso; scimmie avventarsi le une sulle altre, mordendosi a vicenda, in seguito a iniezioni di varie sostanze immesse nel cervello.L’opera di Hans Ruesch – una agghiacciante storia della tortura moderna – è il primo libro che dà una visione globale, rivelandone i retroscena, di uno dei più scottanti problemi attuali. È la cattiva coscienza di una civiltà che, nonostante il suo progresso, si trascina dietro la tortura come una maledizione atavica. E, innanzi al dilemma se la sperimentazione sugli animali sia un sacrificio necessario o una crudeltà inutile, lo scrittore non ha esitazioni. Non solo, la vivisezione è inutile (crocifiggere un cane per studiare la durata dell’agonia di Cristo, squartare cagne gravide per osservare l’istinto materno sotto il dolore intenso, o somministrare scosse elettriche convulsivanti per registrare le onde cerebrali di un gatto in preda a convulsioni), ma è addirittura dannosa alla scienza. Non a caso, questi apprendisti stregoni (come Ruesch definisce i vivisezionisti), con i loro metodi di ricerca tanto antiscientifica, sono anche responsabili della fabbricazione di farmaci sintetici, apportatori di cancro, dando ragione a Richard Wagner:Non mi affiderei mai a un medico vivisezionista, perché saprei che non solo è un individuo senza pietà, ma anche un asino nella sua professione”.

Enzo Giannelli

(Articolo uscito sul quotidiano "L'Unità" il 17 marzo 1976)




        




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