In un tempo come il nostro, che falcia miti senza tanti complimenti, non poteva sottrarsi al fuoco della dissacrazione l’attuale scienza medica, la vivisezione, considerata dea onnipotente e intoccabile, cui si inchinano popoli e governi. La vivisezione è, appunto, la squallida imperatrice denudata e messa sotto accusa da Hans Ruesch, l’autore del Paese dalle ombre lunghe, impegnato, questa volta, in un campo sconosciuto ai suoi lettori.
Ogni giorno, medici, fisiologi, scienziati si dilettano con sadici giochi, che hanno per oggetto cani, gatti, topi, conigli, scimmie, maiali, cavalli, asini, capre, uccelli, pesci. Gli animali vengono imbavagliati, immobilizzati, soffocati a intermittenza, infettati con morbi mortali, sventrati, eviscerati, segati, bolliti o arrostiti vivi, congelati per essere riportati in vita e ricongelati, lasciati morire di fame o di sete, molto spesso dopo che sono state resecate parzialmente o totalmente le glandole surrenali, o l’ipofisi o il pancreas, o dopo sezione del midollo spinale.
Si recidono zampe, si tagliano corde vocali, si estirpano testicoli a martellate, si mettono a nudo nervi, si estirpano o si trapiantano vari organi, si procede allo smidolla mento della spina dorsale, si cuciono sbocchi naturali per “vedere cosa succede”. E, durante le atroci sofferenze – che possono durare settimane, mesi o anche anni – le infelici creature vengono osservate dai ricercatori. Si sono visti cani impazziti divorare le proprie zampe; gatti, le cui convulsioni li scagliavano contro le sbarre delle gabbie, finché venivano colti da collasso; scimmie avventarsi le une sulle altre, mordendosi a vicenda, in seguito a iniezioni di varie sostanze immesse nel cervello.L’opera di Hans Ruesch – una agghiacciante storia della tortura moderna – è il primo libro che dà una visione globale, rivelandone i retroscena, di uno dei più scottanti problemi attuali. È la cattiva coscienza di una civiltà che, nonostante il suo progresso, si trascina dietro la tortura come una maledizione atavica. E, innanzi al dilemma se la sperimentazione sugli animali sia un sacrificio necessario o una crudeltà inutile, lo scrittore non ha esitazioni. Non solo, la vivisezione è inutile (crocifiggere un cane per studiare la durata dell’agonia di Cristo, squartare cagne gravide per osservare l’istinto materno sotto il dolore intenso, o somministrare scosse elettriche convulsivanti per registrare le onde cerebrali di un gatto in preda a convulsioni), ma è addirittura dannosa alla scienza. Non a caso, questi apprendisti stregoni (come Ruesch definisce i vivisezionisti), con i loro metodi di ricerca tanto antiscientifica, sono anche responsabili della fabbricazione di farmaci sintetici, apportatori di cancro, dando ragione a Richard Wagner: “Non mi affiderei mai a un medico vivisezionista, perché saprei che non solo è un individuo senza pietà, ma anche un asino nella sua professione”.
Enzo Giannelli
(Articolo uscito sul quotidiano "L'Unità" il 17 marzo 1976)
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