martedì 29 marzo 2016

Quel violino tzigano... dall'Italia in giro per il mondo...

Il 1934 non era ancora terminato quando Cesare Andrea Bixio e il paroliere Bruno Cherubini, conosciuto circa dieci anni prima e con il quale aveva già firmato decine di canzoni di successo, depositarono lo spartito di "Violino Tzigano", un tango come tanti altri, in quegli anni nei quali questo tempo e questo ballo era sicuramente tra i più usati... e abusati del momento.



Certo gli autori erano già molto conosciuti e apprezzati, avendo fatto la fortuna di cantanti importanti quali Aurelio Gabrè o Ines Talamo con innumerevoli canzoni di successo quali Miniera, Il tango delle capinere e Parlami d'amore Mariù scritta appositamente per Vittorio De Sica, un giovane attore napoletano che l'avrebbe dovuta cantare in uno dei primi film sonori del periodo.

La fama della coppia Bixio-Cherubini aveva già da tempo varcato i confini nazionali, tanto che nel 1931 la diva francese Mistinguett si era appositamente recata a Milano ove la coppia aveva fondato la propria casa editrice, per convincere i due, peraltro diventati ormai entrambi musicisti, a comporre per lei le musica di una sua rivista: Paris qui brille.

Intanto già dagli anni venti l’importante editore Carisch di Milano aveva stipulato un contratto di distribuzione con la casa editrice di Bixio per la cifra, allora favolosa, di sessantaquattromila lire.
Insomma....Violino Tzigano sarebbe potuto persino passare inosservata, senza che questo intaccasse minimamente la carriera e la fama della celebre coppia di autori.

In realtà, invece, il successo della canzone fu clamoroso, varcando presto i confini nazionali, spesso, suggellando ancora una volta anche le personali fortune di molti altri artisti: basti pensare a Milly, chiamata da un importante impresario in America, proprio dopo che questi aveva ascoltato la sua voce incisa su un disco della Columbia,  cantare a suo modo la canzone firmata da Cherubini e Bixio.

Il brano fu espressamente creato per un film sonoro del 1934,"Melodramma" diretto da Giorgio Simonelli interpretato dalla lanciatissima Elsa Merlini che per prima cantò la famosissima canzone,oggi si direbbe lanciandola in tutta Italia,ma fu immediatamente ripresa da tutte le etichette discografiche dell'epoca che la affidarono dunque alle loro voci di punta.
Si è già detto della Columbia che la affidò,oltre che alla immensa Elsa Merlini, a Milly e, nella versione maschile a Carlo Buti; in Fonit la cantarono sia Ada Neri che il tenore Fernando Orlandis, la Odeon la affidò a Mario Latilla e alla prestigiosa voce di Meme Bianchi che la fece pure conoscere per prima al pubblico della radio insieme a Emilio Livi che la incise per la Parlophon, oltre alle versione minori, ma non per questo meno affascinanti di Enzo Fusco su dischi Fonotecnica Fonola.

La canzone, come abbiamo già detto fu pure un grande successo all'estero come testimonia la versione che in Francia fu  incisa dal cantante corso Tino Rossi che decise persino di cantarla in italiano, onore questo che sino ad allora era riservato solo ai classici della canzone napoletana.

E neppure il tempo, la guerra, il susseguirsi delle mode e delle epoche intaccarono minimamente il fascino del piccolo capolavoro di Cherubini-Bixio, tanto che ancora negli anni Cinquanta il brano fu oggetto di interpretazioni  e rivisitazioni dei più importanti cantanti del decennio, da Claudio Villa a Giorgio Consolini, da Achille Togliani a Luciano Tajoli, sino ad arrivare al 1962,  anno in cui il "Violino Tzigano" che arrivava dall'Italia tornò nuovamente in vetta alle classifiche di vendita grazie alla singolare versione che ci regalò una star mondiale come la bellissima cantante spagnola Connie Francis che la riportò anche in America dove il brano non era mai stato dimenticato.


Carlo Buti


Tino Rossi


  

"Ho visto un re..." tre anni fa ci lasciava Enzo Jannacci

Il 29 marzo di tre anni fa era quasi verso sera quando arrivò la notizia della morte di Enzo Jannacci. Sperammo tutti in una bufala, si rincorrevano conferme e smentite, ma la notizia era vera. Vincenzo Jannacci, cantante e cabarettista milanese di origini pugliesi, medico cardiologo, protagonista dello spettacolo italiano dagli anni Cinquanta fino agli anni 2000, aveva alla fine perso la sua battaglia contro il cancro. Aveva 77 anni.



Ironico, stralunato, con quel linguaggio apparentemente incomprensibile, fatto di parole smozzicate, biascicate, quel parlarsi addosso. Sapeva essere leggero, nel senso migliore del termine: leggero, ma non vuoto di contenuti nonostante molte canzoni demenziali. 
Con lui è scomparso non solo un pezzo di storia del teatro e dello spettacolo, ma anche un po' di quell'Italia che non c'è più e che continua a vivere attraverso le sue canzoni, vecchie, ma attuali come non mai.
Straordinari i suoi duetti con l'amico Giorgio Gaber di cui, in occasione del funerale, disse "Ho perso un fratello". E ci piace immaginarli di nuovo assieme, Enzo e il signor G., duettare canticchiando "Ho visto un re... ah beh, sì beh...".

Ciao Enzo, quaggiù manchi... e tanto. 

(Claudia Bertanza)




"Cara Radio"... arriva la primavera!

Avete perso l'appuntamento con Cara Radio, ieri pomeriggio? Nessun problema, il programma settimanale che soddisfa le vostre richieste musicali, condotto come sempre da Walter Martinelli, torna in replica mercoledì alle 21 e giovedì alle 10. 
Se avete richiesto qualche canzone che non sentivate da tempo e che proprio non riuscite a trovare, non perdetevi la trasmissione! 



E, se volete richiederne una, utilizzate l'apposito modulo sulla home page del sito www.ildiscobolo.net.

In questo appuntamento "festeggeremo" la primavera appena arrivata con Gino Bechi e la sua "Primavera di baci". E ci faremo un bel giro di valzer con il Trio Lescano e il loro "Valzer della fisarmonica", e poi... tanto altro.

Seguiteci!

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