L'8 gennaio del 1944 si aprì il processo di Verona a carico di alcuni membri del Gran Consiglio del Fascismo che avevano sfiduciato Benito Mussolini, allora Presidente del Consiglio, il 25 luglio del 1943.
Dei sei imputati che erano presenti al processo (che durò tre giorni) uno (Tullio Cianetti) fu condannato a 30 anni di reclusione mentre gli altri cinque (Galeazzo Ciano, Emilio De Bono, Luciano Gottardi, Giovanni Marinelli e Carlo Pareschi) furono condannati a morte e fucilati: l'esecuzione, avvenuta l'11 gennaio '44, fu a opera di un plotone di 30 militi fascisti.
Gli altri imputati furono condannati a morte in contumacia, ma sopravvissero alla seconda Guerra Mondiale.
Al Processo di Verona è dedicato un film del 1962, diretto da Carlo Lizzani, con Silvana Mangano nel ruolo di Edda Ciano.
Abbiamo il piacere di presentarvi due nuove pagine che arricchiscono l'archivio del Museo Virtuale Del Disco e Dello Spettacolo.
La prima, con la biografia a cura di Enzo Giannelli è dedicata a un'importante canzonettista napoletana dei primi del Novecento: Ria Rosa, femminista cinquant'anni prima del femminismo.
Protagonista della seconda pagina che vi presentiamo è Pino Simonetta, cantante e personaggio televisivo che ebbe un discreto successo tra gli anni Quaranta e Cinquanta e che si ritrovò in seguito a fare il rappresentante in giro per la Lombardia.
La puntata di "Aspettando Sanremo" di venerdì 8, condotta da Massimo Baldino, parte dal 1952, quando il Festival veniva ancora trasmesso per radio e Nilla Pizzi era la regina indiscussa. La canzone vincitrice di quell'anno fu "Vola colomba" e noi la ascolteremo, assieme all'altrettanto famosa "Papaveri e papere", canzoncina-filastrocca apparentemente infantile e sciocca, ma che contiene in realtà una sottile quanto potente satira verso i potenti (i papaveri alti, alti, alti) che fanno subire il loro potere alle paperine, che non possono in alcun modo ribellarsi (sei nata paperina, che cosa ci vuoi far?) e che ebbe un successo straordinario.
Proseguendo nel viaggio, arriviamo al Sanremo del 1964 e ascolteremo una giovanissima Gigliola Cinquetti che, all'epoca, non aveva l'età per amare. La cantante veronese vinse il Festival a soli 17 anni e il disco vendette milioni di copie in tutta Europa.
Anche del Festival 1977 ascolteremo la canzone vincitrice, che fu "Bella da morire" degli Homo Sapiens, brano che li fece passare alla storia.
Il cammino prosegue poi approdando al Sanremo 1983, dove troviamo due vere perle: "1950" di Amedeo Minghi (che non entrò neppure in finale) e "Vacanze romane" dei Matia Bazar, in formazione con Antonella Ruggiero, voce storica del gruppo. Il brano non vinse il Festival, ma "solo" il Premio della Critica. La vittoria quell'anno andò a Tiziana Rivale, con "Sarà quel che sarà". Ma quel Sanremo si ricorda per la partecipazione di Vasco Rossi con "Vita spericolata" (che si classificò al penultimo posto) e, soprattutto, per "L'italiano", forse il più grande successo di Toto Cutugno, che giunse al quinto posto.
Con un salto in avanti di dieci anni, Baldino ci fa ascoltare "Ave Maria" di Renato Zero, dal Festival del 1993, l'anno di "Mistero" (che vinse), della vittoria (tra i giovani) di Laura Pausini con "La solitudine", e del secondo posto di Cristiano De André con "Dietro la porta", ma anche dei clamorosi fischi al due Rossana Casale-Grazia di Michele, al terzo posto con "Gli amori diversi". Zero si classificò quinto, ma il pubblico gli tributò un applauso di quattro minuti e lo elesse vincitore morale del Festival.