Anche questa settimana ascolteremo un'intervista a un personaggio del Novecento. Questa settimana torniamo al principale amore di Radio Il Discobolo: il protagonista, infatti, sarà Sergio Endrigo.
La trasmissione "Un secolo fa... storie e personaggi del Novecento" andrà in onda:
Lunedì 23 alle 10
Martedì 24 alle 18
Mercoledì 25 alle 14:30
Tributo a Sergio Endrigo (di Fabrizio Bordone, originale su www.laspeziaoggi.it)
“Lontano dagli occhi, lontano dal cuore e tu sei lontana, lontana da me”… la mente riporta ad un garbato, malinconico signore in giacca e cravatta. Un’immagine in bianco e nero, colori perfetti per connotare parole amare, intrise di nostalgia. Da bambino, aspettavo il Festival almeno quanto aspettavo il Natale. Alcuni giorni prima, su un famoso ed ancora esistente settimanale di programmi Tv, venivano pubblicati i testi delle canzoni in gara. Parole d’amore o di protesta, in quegli anni non esistevano vie di mezzo, visto il periodo storico.
A Sanremo potevi vedere Sandie Shaw, la cantante scalza, oppure Antoine, il “capellone” di Pietre (Se sei bello, ti tirano le pietre…)
C’era anche Sergio Endrigo. La storia dello spettacolo, della cultura e dell’arte è piena di personaggi che hanno goduto di meritata gloria postuma. Il grande, immenso Totò, finché era in vita veniva considerato alla stregua di un guitto da avanspettacolo ed i suoi film, pellicole di terza serie. Endrigo, ai tempi, era tutt'al più snobbato. Vuoi per la sua indole schiva, di profugo istriano costretto a fuggire dalla sua terra d’origine nel turbolento dopoguerra di quella zona, vuoi per la sua vena d’autore incline alla tristezza. Stiamo parlando di un artista che ha collaborato con gente del calibro di Vinicius de Moraes, Pasolini, Ungaretti, Bacalov. Persino quando vinse il Festival nel ’68 con Canzone per te, i maligni arrivarono a dire che lo avevano premiato per una sorta di lavaggio della coscienza (l’anno prima c’era stata la tragedia di Tenco).
Vorrei far notare un altro aspetto che potrebbe sembrare marginale. Negli anni settanta, in televisione, andava per la maggiore il re degli imitatori italiani, Alighiero Noschese. Era talmente bravo e popolare al punto che, essere imitati da lui, era una certificazione di notorietà e rendeva molto in termini di immagine. I big politici del tempo (Andreotti, Fanfani, Berlinguer) benedicevano le caricature di Noschese. Egli stesso raccontava di ricevere pressioni da ogni parte da chi voleva essere imitato. Questa premessa per raccontare un aneddoto. Quando Endrigo si dedicò per un certo periodo alle canzoni per bambini (La Casa, Il Pappagallo, Ci vuole un fiore ecc.), Noschese fece una parodia rimasta famosa. Se prima si limitava ad imitarlo rimarcandone la postura dimessa, l’aria funerea e la pronuncia della “esse” simile ad un fischio, in uno show mise in scena una gag memorabile. Parafrasando la celeberrima Ci vuole un fiore e con un gruppo di ballerine vestite come vedove, Noschese attaccò in questo modo: “Per far la bara ci vuole il morto”…
Il pacifico, mite Endrigo, che da tempo non sopportava di essere dipinto come un menagramo, andò su tutte le furie. Fece sapere a Noschese che alla prima occasione d’incontro lo avrebbe preso a cazzotti. Dopo questo episodio, il grande Alighiero rinunciò per sempre ad uno dei suoi più esilaranti cavalli di battaglia. Scomparso dieci anni fa per un male incurabile, Sergio Endrigo ha scritto pagine importanti per la canzone d’autore. Brani come Io che amo solo te, ripresa da artisti di primo livello oppure Teresa, canzone incappata nella censura in quanto parlava di una storia con una ragazza non più vergine, la popolare L’Arca di Noè, brano sull’inquinamento piuttosto all’avanguardia per quegli anni:
Un volo di gabbiani telecomandati
e una spiaggia di conchiglie morte
nella notte una stella d’acciaio
confonde il marinaio
strisce bianche nel cielo azzurro
per incantare e far sognare i bambini
la luna è piena di bandiere senza vento
che fatica essere uomini…
Ma la parte che più impressionava la mia mente di bambino era questa:
Un toro è disteso sulla sabbia
e il suo cuore perde kerosene
a ogni curva un cavallo di latta
distrugge il cavaliere
terra e mare polvere bianca
una città si è perduta nel deserto
la casa è vuota non aspetta più nessuno
che fatica essere uomini …
Come dicevo prima, il riconoscimento è stato postumo. Non si contano le rassegne e le manifestazioni in sua memoria. Di questi giorni è il grande successo che sta riscuotendo Lontano dagli occhi nella versione di Gianna Nannini. Un numero sempre crescente di nuove leve si dichiara ispirato ad Endrigo. Forse, l’unico modo per strappargli finalmente un sorriso…
Vorrei aggiungere questo a proposito di Alighiero Noschese, quelli della mia età lo conoscevano bene. Quando Endrigo lanciò "Adesso sì", Noschese nella sua imitazione in TV pronunciava la "s" di sì, alla bolognese, e a volte facendo un fischio. Endrigo in un'intervista disse proprio che non gli faceva niente pubblicità con quell'imitazione! Grande Endrigo!!!
RispondiElimina:) Grazie per questa testimonianza.
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