Abbiamo intervistato il baritono spezzino Marco Vratogna, che da quasi vent'anni gira il mondo esibendosi nei più importanti teatri.
Quando e come ha iniziato a cantare?
Canto da sempre; ho iniziato a studiare al Conservatorio “Giacomo Puccini” della mia città, La Spezia e nel 1999 mi sono trasferito a Modena dove sono stato seguito da un maestro di canto e studiavo la tradizione operistica con Leone Magiera, pianista accompagnatore di Luciano Pavarotti.
Perché non ha iniziato prima a cantare e studiare, visto che è sempre stata la sua passione? Solitamente i cantanti lirici iniziano molto presto.
Iniziare molto presto non vuol dire nulla, perché c’è anche una maturità della voce da tenere in considerazione, soprattutto nel caso della mia voce, di baritono. Diciamo che non credo tanto nel metodo come insegnamento del canto, ma in un lavoro costante che porti alla perfetta conoscenza del funzionamento del corpo e della respirazione che è alla base di tutto.
Sulla base di ciò, possiamo dire che, a parte la breve parentesi di formazione spezzina e modenese, lei è un autodidatta?
Dai miei Maestri io ho avuto degli spunti ma poi ho sentito il bisogno di proseguire il cammino da solo cosa che faccio tutt'oggi.
Quando ha esordito e con quale opera?
Nell’ottobre del 2000, esattamente un anno dopo il mio trasferimento a Modena. Ho debuttato come solista nello “Stiffelio”, di Giuseppe Verdi. Il mio esordio è stato un successo, perché ho immediatamente inciso un disco, che ora è “disco storico” e che è stato considerato “miglior disco live del 2001” dall’Università di Chicago. Da allora ho cantato e canto praticamente in tutto il mondo, mi sono esibito in tutti i più grandi teatri, come il Metropolitan di New York o il Covent Garden a Londra.
Ha un’opera preferita?
No, a dire il vero. Mi piace tutto quello che canto, perché canto quello che mi piace, sono io a scegliere i miei ruoli.
Non solo opera lirica, nella sua carriera. Presto allargherà il suo repertorio.
Sì, presto esordirò nel “pop”, sempre partendo dalla mia impostazione classica.
C’è già un progetto?
Sì, è già in piedi e ci sto lavorando. Intanto, il 7 febbraio uscirà il singolo “Io sono il vento”, mia personale rilettura di un famosissimo brano di Arturo Testa.
Di opera lirica in Italia, al giorno d’oggi, si parla molto poco. Ha ancora successo?
La lirica ha successo ma si confondono spesso le qualità vocali del pop con quelle della lirica. Prendiamo per esempio i tre ragazzi del “Volo”: non dico che non siano tre tenori, lo sono come impostazione vocale, ma nulla hanno a che vedere con l’opera lirica.