Jake Epping è un professore che vive nel Maine. Infelice e solo (la moglie lo ha lasciato) per mangiare si affida spesso alla tavola calda gestita da Al Tempelton; quest'ultimo un giorno lo chiama con urgenza perché ha un tumore ai polmoni in fase terminale e gli rivela che nel retro di un locale c'è una porta che è in realtà un varco temporale.
Attraversandola, si va indietro nel tempo: è il 9 settembre 1958 e sono le 11:58 di mattina. Si può passeggiare a proprio piacimento del Maine degli anni Cinquanta, tanto nella realtà odierna saranno passati solo due minuti; ogni viaggio, inoltre, annulla gli effetti di quello precedente.
Incuriosito, Jake decide di passare un po' di tempo nel passato: poi, un giorno, Al gli spiega il suo piano: e se impedisse l'omicidio di John Fitzgerald Kennedy? Così eviterebbe, dice l'amico, la guerra nel Vietnam, la morte di Robert Kennedy, quella di Martin Luther King e tanto altro... Ma non è così facile come sembra, perché il passato fa di tutto per non farsi cambiare. E, inoltre, non bisogna trascurare l'effetto farfalla, ossia le ripercussioni sul presente.
Nonostante tutto, Jake decide di salvare Kennedy.
Si trasferisce in Texas, s'inventa un nome, una vita e inizia a indagare su Lee Harvey Oswald, ne segue le vicissitudini familiari e, in maniera molto rocambolesca, alla fine riesce a fermarlo. Può, così, tornare nel presente e godersi un mondo senza l'omicidio di Kennedy.
Sarà migliorato il mondo? Sarà rimasto uguale? O forse addirittura peggiorato?
Questa è la trama del romanzo "11/22/63", scritto da Stephen King nel 2011 di cui, ovviamente, non svelo il finale. Può essere, però, un interessante spunto di riflessione: cambiereste il passato? O avrebbe la meglio la paura del passato che non vuole farsi cambiare?
(Claudia Bertanza)
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