Mercoledì 17 agosto ore 21,30 al Teatro arena Conchiglia Sestri Levante andrà in scena lo spettacolo "Dunque lei ha conosciuto Tenco?", una storia che coinvolgerà sentimentalmente gli affezionati tenchiani, ma non solo.
Gli anni ’50, Genova, le notti insonni, il jazz, gli amici, le donne, il successo, il tormento, il mistero… e uno spettatore dal buio che ha deciso di parlare.
Sono questi gli ingredienti che condiscono la nuovissima versione teatrale del monologo-intervista di Paolo Logli dal titolo Dunque lei ha conosciuto Tenco?, già vincitore del Premio ETI “Per voce sola 2006”
Ora l’originalissimo testo, che con fantasia e pertinenza storica evoca la grande figura di Luigi Tenco e del contesto in cui si muoveva negli anni d’oro della sua attività attraverso i pensieri, le impressioni e i ricordi di un testimone-ferroviere settentrionale rivive sulla scena grazie ad un’intensa, divertente e divertita interpretazione di Davide Paganini coadiuvato musicalmente dal quartetto Jazz capitanato dal cantautore Alberto “ Napo” Napolitano, anche autore delle musiche originali e con il maestro Andrea Vulpani al pianoforte, Lorenzo Capello alla batteria e Andrea Leone al sassofono.
Il monologo prende spunto da un aneddoto, una storia piccola e forse marginale raccontata tempo fa in televisione da Arnaldo Bagnasco, proprio all’interno di un programma di Paolo Logli: Chiedi chi erano i Beatles. Nel racconto si descriveva Tenco attraversare una galleria della stazione di Genova piazza Principe in equilibrio su un binario, suonando il sassofono e sfidando un temporale. Un episodio che esemplifica la personalità di un uomo che non ha mai avuto paura delle poste in gioco, tanto da sbeffeggiare con la sua stessa morte – sia essa un suicidio o un omicidio ancora insoluto – il senso dell’istituzione.
Ed è proprio un anziano ferroviere, Gino Grondona, che cerca , con parole sue, di cogliere qualcosa del mito Tenco. Un animo semplice, che assiste con gli occhi sgranati dell’uomo senza qualità a qualcosa che oscuramente allude ad un desiderio e racconta di quelle poche cose che sa di Tenco che lo hanno sfiorato: Luigi e i suoi “amici famosi” (De Andrè, Paoli, Villaggio…) sotto la pensilina della Stazione Principe; qualche brandello di musica e d’amicizia virile catturato andando ad ascoltarli suonare in una cantina al centro di Genova (dove Tenco e i suoi amici hanno suonato davvero); quell’attimo sublime, simbolico, assoluto, di fronte al quale ci si sente piccoli piccoli; il momento in cui Tenco– presagio di morte, eppure promessa di vita eterna – attraversa la galleria dei rapidi, durante una notte di tregenda, suonando Summertime in equilibrio sul binario.
Una messa in scena semplice concentrata sulla voce dell’attore, vero e proprio strumento del concerto, ed arricchita dalle note musicali dal vivo della formazione dalle quali si sviluppa un dialogo interattivo che dà forma ad un’autentica partitura orchestrale, a sottolineare come le parole abbiano scansioni che si appoggiano alle metriche del brano musicale, come l’andamento ritmico dell’intero spettacolo sia continuamente intrecciato, e come i contrappunti non siano solo casuali, ma forniscano ulteriori chiavi di lettura del testo.
Uno spettacolo che porta con sé anche un messaggio di affetto e speranza, come sintetizzato dalle essenziali parole dell’ignaro ferroviere: “Non è che Tenco non avesse paura della morte. Non ci credeva, punto e basta.”
Nessun commento:
Posta un commento