Sembrava un giorno come tanti, il 12 agosto del 1944 a Sant'Anna di Stazzema, borgo arroccato a 660 metri s.l.m., un posto considerato tranquillo, in cui si rifugiavano molti esuli.
Ma la mattina di quel giorno Sant'Anna conobbe il volto più assurdo e violento della guerra: un gruppo di soldati nazisti compì una dei crimini peggiori della storia.
Colpi di mitra e di rivoltella, bombe a mano, donne incinte sventrate con coltelli e, infine, il fuoco: i nazisti, aiutati dai fascisti collaborazionisti (e, pare, da qualcuno del posto) bruciarono le vittime. I morti di Sant'Anna, 560 (non tutti identificati) furono in prevalenza donne, anziani e bambini. Solo i bambini uccisi furono 130.
Gli uomini, infatti, temendo una rastrellamento, si rifugiarono nei boschi.
Sant'Anna, tanti anni dopo, parla ancora dell'eccidio e lo fa con le foto delle vittime, con i fori dei proiettili sulle pareti cittadine, con il monumentale Ossario che riporta i nomi dei morti, con le testimonianze dei sopravvissuti. Con il continuo ricordare, nel tentativo di dare una spiegazione all'orrore, al dolore e alla furia della Guerra.
Sant'Anna piange ancora le sue vittime e invita a non dimenticare.
C'è un silenzio strano, A Sant'Anna, c'è ancora ovunque, fortissima e persistente, la sensazione della paura, del dolore, della morte.
I morti innocenti di Sant'Anna ci chiedono ancora giustizia.
(Claudia Bertanza)
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