domenica 29 novembre 2015

A qualcuno piace Fred...

Chi mai potrà dirci se Buscaglione sarebbe ugualmente entrato nel mito se quella maledetta mattina del 3 Febbraio 1960 la sorte non avesse deciso che la sua carriera e la sua vita dovevano finire lì, in uno dei tanti incroci di un'ancora assonnata alba romana?

Del resto, forse, potremmo porci la medesima domanda anche per altri personaggi accomunati da una tragica e prematura fine: James Dean, Marylin Monroe, e perché no, anche il nostro Luigi Tenco... Sicuramente grandi artisti, anche nell'uscire di scena, consegnandosi alla nostra memoria "intatti". Non permettendo al fluire della vita, degli anni e magari anche degli inesorabili insuccessi dovuti al mutare delle tendenze e delle mode di corrodere il loro carisma, la loro immagine, il loro essere.
Intatti insomma, nella loro bellezza di artisti.
Immortali, come i loro films, le loro canzoni, la loro personalità.

Ma veniamo al vecchio Fred.
Si dice spesso che la canzone italiana è cambiata alla fine di quel Gennaio 1958, quando un estroverso Domenico Modugno urlò con tutto il suo trascinante entusiasmo di ragazzo del Sud la famosissima "Volare".
Forse, però, senza nulla voler sottrarre al Mimmo nazionale, ciò non è esatto.
La canzone italiana aveva già subito un incontrovertibile spallata che l'aveva fatta sussultare; gliela aveva data Fred, con il suo mondo fatto di Gangster dal volto umano e mogli tradite che consumano la loro vendetta.. Insomma, con tutti quei suoi travolgenti e disincantati racconti, così diversi e inconciliabili con le colombe bianche, i fiori che parlano d'amore e i Viali d'autunno con i quali si era dibattuta sino ad allora la canzone nostrana.

Sui "Cetroni verdi", come li chiamano affettuosamente i collezionisti dei sempre meno fruscianti 78 giri degli ultimi anni '50, o sui primi timidi 45 giri, che recavano ancora scritte sulle impersonali e anonime copertine le"istruzioni per l'uso", il buon vecchio amico Fred, consumato dall'alcol , come molti dei personaggi delle sue canzoni, seduttore sedotto e spesso abbandonato con i suoi baffetti a metà strada tra il Clarke Gable di "Via col vento" e (buffo a dirsi) il Vasco Rossi di "Vita spericolata" ,  urlava al mondo le sue disincantate verità.



Ma veniamo al disco di questa settimana.
E' del 1956 :il secondo inciso con la Cetra.
Prima di questo nel 1955 "Silbando mambo"un brano scritto da Perez Prado e una composizione dello stesso Buscaglione "Dixieland'53" avevano lasciato freddino l'ambiente discografico...e neppure i 4 (sei secondo alcuni) dischi incisi per La Voce del Padrone, precedentemente avevano portato grandi risultati.
Meglio semmai era andata la fortunata "Tchumbala-Bey" (che Buscaglione non cantò mai) scritta insieme a Leo Chiosso e imposta nel 1954, alla Cetra dall'amico Gino Latilla, già molto affermato che l'aveva voluta incidere nell'Aprile di quell'anno con l'orchestra Angelini portandola al successo .  
Dunque quando nel 1956 l'etichetta  torinese con il numero di catalogo DC 6421 pubblicò "Che bambola" Buscaglione era poco più che uno sconosciuto.
Sul retro di quello storico e fortunato disco una canzoncina senza pretese "Giacomino", che noi comunque a puro titolo di curiosità vi vogliamo riproporre.



Ciò che successe da quel momento in poi è storia.
Quanto Fred influenzò la musica, il costume, le mode di quei morenti anni '50 non ha certo bisogno di essere ricordato da queste pagine.
Cosa sarebbe stato se all'alba di quel 3 Febbraio 1960 uno stupido, quanto violento incidente stradale, non avesse deciso di strapparlo alla canzone per consegnarlo al mito è invece cosa più misteriosa e indecifrabile, ma forse se il vecchio Fred, oggi, che tutto sarebbe finito ugualmente, avesse potuto decidere... avrebbe scelto qualcosa di molto simile per uscire di scena.



(Massimo Baldino)


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