Domani, martedì 10 alle ore 16:30 su Radio Il Discobolo la rubrica "Canta" sarà dedicata al "Mimmo" nazionale.
Domenico Modugno, barese di Polignano a Mare, a sette anni diventa salentino. Il Salento, ossia una regione dentro la regione. Studia a Lecce e vive nel brindisino. In quelle zone, il dialetto locale ha delle similitudini con il siciliano, ciò farà la sua fortuna, agli esordi. Voleva fortemente fare l’attore. Di cinema, di teatro, purché attore. La sua determinazione era pari alla fame atavica che molti pativano nel nostro sud del dopoguerra. Il dialetto, si diceva. Una ninna-nanna cantata in salentino e spacciata per siciliana, trasformò colui che ormai era una comparsa cronica in una star mondiale. La persona giusta al momento giusto gli fece incidere i primi brani. Canzoni dialettali, semplici ma intense al punto che ne fu colpito persino Sinatra. La gavetta musicale fu molto breve rispetto a quella cinematografica. E’ il 1958 e l’Italia inizia ad assaporare quello che fu un effimero boom economico. Fino ad allora, il Festival aveva avuto una risonanza marginale.
Il successo di “Nel blu dipinto di blu” travolse, come una valanga, lo status-quo musicale del Paese. Un testo anonimo, se vogliamo, inserito in una melodia orecchiabile. Ma l’attore Modugno, su quel palco, ne plasmò ogni nota, caricando l’incedere della canzone con la sua mimica coinvolgente. Con quella atipica giacca bianca ed il farfallino, lo sguardo perso verso il cielo, il coupe de theatre furono le braccia spalancate, quasi a presagire il volo imperioso che avrebbe spiccato da quel giorno. Il pubblico in sala, alla fine dell’esibizione scattò in piedi a tributargli il trionfo. Non era ancora quella parte di pubblico snob fatto di parvenu della musica che vediamo all’Ariston da anni. Nel giro di poche settimane, acclamato e richiesto a furor di popolo, Modugno sbarcò negli Usa.
Mentre i nostri immigrati vedevano in lui l’orgoglio di essere italiani, i locali lo appellarono con il termine di Mister Volare. E’ la canzone italiana più popolare al mondo. Impossibile citare la sterminata quantità di artisti che l’hanno ripresa ed inserita nel proprio repertorio.
L’ex cantastorie e comparsa del cinema era diventata una stella, parte integrante della storia del costume italiano. Brani di maggior spessore ebbero notevole successo. “Dio come ti amo”, vincitrice a Sanremo ed ispirata alla compagna di una vita, Franca Gandolfi. Vecchio frac, finita tra le maglie della censura in quanto raccontava un fatto di cronaca, il suicidio del Principe Lanza di Trabia. Vinse anche con Piove, meglio conosciuta come Ciao ciao bambina. E poi La donna riccia, Lu pisci spada, La lontananza (scritta da Enrica Bonaccorti). L’intramontabile Meraviglioso, inno alle gioie semplici della vita. Tra un disco e l’altro, una intensa attività teatrale, molti film, commedie, tanta televisione, collaborazioni con Quasimodo e Pasolini.
Magistrale l’interpretazione di Beppe Fiorello nella fiction della Rai a lui dedicata nel 2013. Un artista poliedrico, un uomo instancabile anche nell’impegno sociale. Sostenne il PSI nella campagna pro-divorzio, quando il Partito era ben lungi dal diventare un coacervo di affaristi. Poi, nel 1984, avvenne la svolta drammatica a causa di un ictus sottovalutato nei suoi sintomi. L’inarrestabile Mr. Volare planò dal blu del cielo sopra una sedia a rotelle. Carriera finita? Vita compromessa? Neanche per sogno. Tanto per dirne qualcuna, colpito dall'impegno del Partito Radicale verso le disabilità, ne divenne un battagliero parlamentare per una legislatura. Fece pace con i propri compaesani che non gli avevano mai perdonato di aver rinnegato le proprie origini, con una kermesse di tre giorni. Partecipò a manifestazioni, rassegne varie, tenne concerti, era ovunque. Nel maggio del ’92 fu organizzato un concerto gratuito a Torino in Piazza San Carlo davanti ad un pubblico immenso. Lui, sul palco, su quella carrozzella maledetta, si alzava nelle fasi salienti delle sue canzoni. Difficile riuscire a raccontare il commovente affetto che gli venne manifestato da quella folla. Dopo dieci anni di battaglie con una complicata quotidianità, Mimmo lasciò per sempre quella vita che tanto amava. Nella sua villa di Lampedusa, circondato da un mare cristallino e genuino come lui, fino al giorno precedente era impegnato con degli attivisti a restituire le tartarughe al loro ambiente naturale.
“Ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso…tu dici: non ho niente. Ti sembra niente il sole, la vita, l’amore…?”
(Articolo originale di Fabrizio Bordone su www.laspeziaoggi.it)
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