Mirko Colombari: quarantenne, musicista e cantautore, ha partecipato a importanti manifestazioni come il "Premio Bertoli" e il "Premio Bertoli". Lo abbiamo incontrato in occasione di una serata a La Spezia. Questa è l'intervista.
Mirko, quali sono stati i tuoi esordi?
Ho iniziato per passione da bambino,
ero molto piccolo e poi i miei genitori hanno deciso di iscrivermi al
Conservatorio, dove ho studiato come chitarrista per alcuni anni. In
seguito ho seguito un corso di chitarra rock e ho deciso, intorno ai
17 anni, di dedicarmi al cantautorato. All'inizio scrivevo da solo in
camera, poi ho prodotto vari brani, singoli e tre album come
chitarrista e cantautore.
Parlaci dei tuoi album.
Il primo si intitola “Mirko
Colombari” ed è molto disordinato, dentro c'ho messo tutto quello
che mi passava per la testa, in ogni forma.
Il secondo si intitola “C219” ed è
stato interamente prodotto nell'Appennino Tosco-Emiliano, con
musicisti locali. È un disco “artigianale”, che mescola diversi
generi musicali (il pop, rock, il funky...) e con una grande
attenzione alle chitarre. Il terzo, che è considerato l'esordio
nei professionisti, s'intitola “BOC”. Per registrarlo mi sono
avvalso di professionisti della musica italiana, è un album che è
andato al Premio Bertoli, al Premio Daolio, ne ha parlato
Musicultura.
Dopo tre album hai cambiato modo di
lavorare. Ci racconti come?
Sì, ho deciso di produrre dei singoli
con l'obiettivo che avessero sonorità meno “di nicchia” rispetto
agli album. È arrivato “Amsterdam”, il primo singolo per la
radio, che ha avuto grande successo, poi ho prodotto “Statale 63”
e “Il paese del sole”. Di tutti e tre c'è anche il video, che è
su You Tube. Nei video abbiamo cercato di riprodurre il contenuto del
brano non solo con le parole, ma anche con le immagini.
Per te è importante il contatto col
pubblico, canti spesso dal vivo?
Non faccio moltissime date. Suono con
professionisti e cerco, nelle mie esibizioni, di concentrarmi sui
miei brani. Ho anche un passato da interprete e suono anche alcuni di
questi pezzi, ma al centro c'è sempre la mia musica. Tra i musicisti
con cui mi esibisco c'è Stefano Barbieri, che è di Parma. Sono
tanti anni che suoniamo assieme e facciamo molti set acustici, perché
io sono un chitarrista acustico e il testo ha molta importanza.
A proposito di testi. Di cosa parli
nelle tue canzoni?
Non ho uno stile particolare, diciamo
che quello che accomuna tutti i miei testi è che parto sempre da un
fatto autobiografico, che rielaboro in modo che possa diventare
un'esperienza comprensibile a tutti.
Quando è uscito il tuo ultimo lavoro?
Il mio ultimo lavoro, che è un
singolo, è uscito quest'estate, ad agosto. Si intitola “Il paese
del sole” e il video è stato girato nel Golfo dei Poeti in
collaborazione con La Spezia Film Festival. Il video ha la regia di
Daniele Ceccarini ed è stato prodotto da Paola Settimini. Questo
brano sottolinea le cose positive di questo paese, perché io, che
giro l'Europa di continuo (la mia famiglia vive in Olanda), sento
sempre parlar male dell'Italia, abbiamo intorno una grande
negatività, quindi ho voluto mettere in luce le cose belle di questo
Paese. Questa decisione è arrivata dopo anni in cui anch'io pensavo
che tutto fosse negativo, che andasse male ogni cosa e ora ho
cambiato punto di vista. Voglio portare ovunque vada le cose belle.
Hai detto prima che parte della tua
famiglia vive in Olanda, anche lì svolgi la tua attività di
musicista?
La mia fidanzata vive in Olanda, nostro
figlio è nato lì e per questo ho scritto “Amsterdam”, proprio
per celebrare questo connubio tra i due Paesi. In Olanda ho fatto
delle date, ho diffuso un po' la mia musica, ma ovviamente non è
così facile introdursi in quella realtà, anche perché io canto
principalmente in italiano. Sì, ho cantato alcuni brani in inglese,
ma l'italiano prevale.
Come hai già detto, la tua musica è
al centro delle tue serate, ma canti anche brani altrui. Quali? Hai un artista di riferimento?
Sì, faccio cover, ma mi piace
reinterpretare i brani, a darne una mia visione. Sono pochi brani,
che eseguo sempre, da “Piccola stella senza cielo” di Ligabue a
“I giardini di marzo” di Battisti. Non ho un preciso artista di
riferimento, anche se da emiliano apprezzo Ligabue, Vasco e Zucchero.
Ho dei brani che mi piacciono, di stili e artisti diversi, e
interpreto quelli.
Hai un album in programma?
Ho dei brani nuovi, ma non so se
diventeranno un album, perché ora come ora il mondo della musica sta
cambiando, non chiede album, ma altre forme, come i video, o le
serate dal vivo. La gente chiede questo, vuole vedere.
(Claudia Bertanza)
.
Nessun commento:
Posta un commento