Il 29 aprile 1985 debutta in Rai un programma che è considerato ancora oggi un vero e proprio cult: Quelli della notte.
Lo celebriamo con un articolo di Fabrizio Bordone.
C’era un tempo in cui la televisione faceva da collante nazionale, niente ha contribuito di più ad annullare le distanze, le faide di campanile, le identità locali, come il piccolo schermo. Da Lascia e Raddoppia, dove gli italiani si riunivano nei bar, per scarsità di apparecchi, agli incontri della Nazionale e al Carosello, la televisione pubblica è stata per lunghi anni sinonimo di italianità. Uno degli uomini simbolo della Rai è stato ed è indiscutibilmente Renzo Arbore, quel geniaccio foggiano d’origine, ma partenopeo tout-court.
Dalla formula vincente di Alto Gradimento, programma di culto della radio, Arbore ha riproposto, nel tempo, lo stesso modello in televisione. Prendi un’accozzaglia di personaggi strampalati, ma molto veritieri e genuini, dagli una caratteristica specifica e, dopo poco tempo, entrano nella vita di tutti i giorni con i loro tormentoni. Già, perché il trucco è questo, e sin dai tempi della fortunata trasmissione di cui sopra, i modi di dire di queste macchiette sono sbarcati nel lessico popolare, alcuni termini persino nei dizionari.
Siamo nell’85, ben trent’anni fa, e l’Italia vive un periodo piuttosto florido e spensierato dopo gli anni cupi del decennio precedente. Il disimpegno riporta la voglia di divertirsi, l’economia tira, nascono nuove mode dalla sera alla mattina e gli intrallazzatori della politica dispensano al popolo “panem et circenses”, in attesa di Tangentopoli.
Introdotta dalle note della sigla iniziale, “Ma la notte no”: “Ogni giorno la vita è una grande corrita. Ma la notte no!”, in sordina, ed in seconda serata, parte un nuovo programma tv, Quelli della Notte, titolo auto-ironico ispirato dall’ora tarda della messa in onda.
L’idea è quella di sbeffeggiare i salotti televisivi dove si alternano personaggi vari che spesso parlano di aria fritta, il programma non prevede un copione, si va a braccio.
Molti di questi soggetti sono degli esordienti come ad esempio il siciliano Nino Frassica che interpreta Frate Antonino da Scasazza, un improbabile religioso che racconta “nanetti” (aneddoti) sulla vita di Sani Gesualdi. Da ricordare che “la zona eccentrica di Scasazza parte da Via Memo Remigi fino a Via Camillo Penso, ma non sono sicuro, Conte di Cavour”.
Andy Luotto, già con Arbore ne “L’Altra Domenica” veste i panni di un arabo in modo comico, ma questo personaggio viene soppresso a seguito di proteste da parte di alcune ambasciate e persino per minacce.
Lo scrittore napoletano Riccardo Pazzaglia che tenta di innalzare inutilmente il livello della discussione cercando di spiegare la sua teoria del “brodo primordiale”.
L’esperto di look e moda Roberto D’Agostino, ideatore del diventato poi famoso “edonismo Reaganiano” e fautore di copiose vendite del libro “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera, romanzo da lui citato ad libitum.
Uno dei casi più emblematici, le frasi lapalissiane di Massimo Catalano: “è molto ma molto meglio avere due pensioni e vivere bene che averne una sola e vivere male”. Per anni, il termine “frase alla Catalano” è entrato nel linguaggio comune, ancora oggi viene usato.
Altri personaggi Marisa Laurito, Simona Marchini e Giorgio Bracardi, uno dei mattatori di Alto Gradimento.
Portabandiera della “meridionalità”, Arbore, come si evince, si circonda di collaboratori del sud anche e soprattutto per i contributi musicali. A fare da contraltare a questo predominio del mezzogiorno, un uomo solo, il romagnolo Maurizio Ferrini, stralunato rappresentante di pedalò da stipare in appositi silos, comunista convinto che millanta di essere a conoscenza di segreti dell’URSS (c’era ancora la cortina di ferro). In tempi non sospetti, un leghista ante-litteram ed inconsapevole, vuole costruire un muro ad Ancona per arginare l’arrivo di meridionali, il tutto con l’immancabile borsello a tracolla ed orribile giacca a quadrettoni. Questi personaggi, entrano nelle grazie del pubblico e Quelli della Notte, in breve tempo, sbanca i dati di ascolto ed il dato assume ancor più valore se si considera l’ora tarda e feriale.
La trasmissione va avanti per ben 33 puntate fermandosi solo in occasione della strage dell’Heysel, quando molti tifosi italiani morirono a causa degli hooligans inglesi e per la imbecillità della polizia belga.
Quelli della Notte dà vita a gruppi di persone che si identificano con questo nome, club di tifosi di calcio e contribuisce, con il suo cast, ad uno dei rari momenti d’oro della città forse più controversa al mondo, Napoli, e non è un caso che questo periodo coincida con la ribalta mediatica dovuta a Maradona ed all’agognato primo scudetto. Renzo Arbore, il Re Mida della TV, bisserà questo enorme successo con il sequel di Quelli della Notte, ovvero “Indietro Tutta”.
Ora, sigla: “Il materasso, è il massimo che c’è, il materasso è la felicità…”.
Nessun commento:
Posta un commento