Monterosso
Il 25 ottobre 2011 era, come oggi, martedì. Il cielo era grigio nello spezzino, poi aveva iniziato a piovere. Ma noi spezzini di città, abituati alla pioggia autunnale, non sembravamo farci troppo caso. Ma la sera, eravamo tutti davanti a televisori e computer, con gli occhi sgranati e un peso sul cuore. Le immagini trasmettevano fiumi e fiumi di fango, che scendevano dalle colline furiosamente, travolgendo tutto ciò che incontravano... distrutta Vernazza, una delle perle delle Cinque Terre; semi-distrutta la vicina Monterosso, isolate molte frazioni della Val di Vara, immensi danni in Val di Magra, devastata Aulla, appena al di là del confine toscano.
Aulla
I corsi d'acqua erano tracimati, invadendo i campi; la furia del fango aveva buttato giù case e ponti, portando via vite umane.
Il mondo intero, nei giorni che seguirono la tragedia, si mobilitò per la provincia spezzina, per la ricostruzione, per spalare via quel fango che, come a Firenze e come a Genova, aveva distrutto sogni e speranze in pochi minuti.
Val di Vara
Nei ricordi degli spezzini c'è ancora il mare tinto di marrone, le carcasse delle auto sulla spiaggia, la paura di quello che sarebbe potuto succedere se avesse piovuto ancora, il dolore di chi aveva perso tutto. Incalcolabili i danni, 13 i morti, tante le accuse, i rimbalzi di responsabilità, le accuse, le promesse.
A distanza di cinque anni, si vedono ancora le tracce dell'alluvione, se ne sente ancora la presenza. Noi spezzini siamo diventati un po' più forti, consapevoli del nostro valore, della solidarietà che scatta quando veniamo colpiti; ma siamo anche un po' più fragili, come fragile è il nostro territorio.
(Claudia Bertanza)
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