martedì 19 luglio 2016

Accadde Oggi: l'attentato di Via d'Amelio

(Via D'Amelio, la lapide sotto l'olivo)

“Devo fare in fretta, perché ora tocca a me”.
Queste parole furono pronunciate da Paolo Borsellino dopo il 23 maggio del 1992, dopo la morte del collega e amico Giovanni Falcone. Borsellino lo sapeva: sulla lista nera di Cosa Nostra c’era anche lui. Nonostante lo sapesse, nonostante sentisse la morte che gli alitava sul collo, Borsellino dopo la morte di Falcone non si fermò mai, in quei 57 giorni che gli rimasero da vivere. Lavorava freneticamente, in una feroce lotta contro il tempo.

La sua battaglia finì in un’assolata domenica di luglio: il 19, nel pomeriggio, in via D’Amelio, sotto casa della madre. Un boato, che si sentì in mezza città, un boato che uccise sul colpo il Giudice e cinque agenti:  Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, gli “angeli di Paolo”, che non lo abbandonavano, non potevano abbandonarlo. Anche loro, in quella calda e sonnolenta giornata di metà estate, andarono incontro alla morte.  La madre di Borsellino, pensando a uno scoppio dovuto al gas, scese. Non capì subito quello che era successo: fumo, lamiere, distruzione ovunque.
“Palermo sembrava Beirut” dicono i testimoni di quel torrido pomeriggio.


Ci fu l’indignazione, ci furono lacrime e passerelle di Stato, la rabbia dei palermitani e il risveglio delle coscienze. E poi vennero i depistaggi, le bugie, i falsi testimoni. E l’assenza della Giustizia. Giustizia che la famiglia Borsellino aspetta ancora, 24 anni dopo. 24 anni di silenzi e omissioni, di uno Stato che negò protezione a uno dei suoi servitori più fedeli. 24 anni senza quella Agenda Rossa che sparì “misteriosamente” pochi secondi dopo la strage e che viene simbolicamente alzata al cielo ogni anno, in Via d’Amelio dal Movimento delle Agende Rosse, fondato dal fratello di Paolo, Salvatore Borsellino che urla sempre la sua sete di giustizia, convinto che prima o poi Palermo, la Sicilia e l’Italia intera potranno respirare quel fresco profumo di libertà. 



(Claudia Bertanza)



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