mercoledì 23 dicembre 2015

Un Natale con Nat King Cole


Il Natale, piaccia o no, è un caleidoscopio di rituali, di emozioni positive o negative a seconda della situazione di chi lo vive. Senza scomodare il significato religioso, che essendo soggettivo non coinvolge tutti, è sempre più spesso schiacciato da logiche commerciali, fredde statistiche che misurano il polso della situazione economica di un popolo. Tutti i Tg recitano in coro: “Quest’anno si spenderanno tot euro pro-capite, si regaleranno più prodotti alimentari, le stazioni sciistiche verranno prese d’assalto” e via discorrendo. Le variabili in gioco sono tante e, tra tante variabili, una tradizione consolidata è quella dei dischi di Natale. Tutti i maggiori artisti internazionali ne hanno prodotto almeno uno e la musica è, da sempre, il sottofondo di accompagnamento delle festività.




A questa regola non era sfuggito uno dei maggiori interpreti e musicisti di sempre, Nat King Cole. Nel firmamento dei grandi talenti di colore, Cole si distingue per alcune peculiarità sia artistiche che riguardanti l’estrazione sociale. Infatti, non ci troviamo di fronte al solito ragazzo nero che cresce sbandato con una famiglia labile alle spalle e che viene trascinato sulla strada della malvivenza. Il padre era un pastore Battista e la madre era l’organista della chiesa e queste condizioni, in un contesto storico temporale e culturale molto critico per la gente di colore come l’America degli anni venti, voleva dire essere un gradino più in alto nella scala sociale. Proprio la madre, gli insegnò i primi rudimenti dell’uso del pianoforte e Nat proseguì studiando il jazz e la musica nera per eccellenza ossia il gospel ma anche la musica classica. Il futuro Nat King Cole, viveva a Chicago e di nascosto dai suoi andava ad ascoltare i grandi artisti dell’epoca come il suo preferito dal quale trasse ispirazione, Earl Hines.



 Ormai la strada era tracciata e Cole iniziò a suonare con il fratello maggiore incidendo il primo disco al quale seguì  un tour che lo portò fino a Los Angeles dove si sposò e vi si stabilì. La leggenda di Nat Cole, che solo in seguito verrà proclamato King, si materializza con il primo grande successo “Sweet Lorraine”nel 1940. Ma Nat non ha una buona considerazione di se stesso come cantante, si paragona ad altri grandi interpreti del momento sentendosi inadeguato. Pur di ottenere dei risultati vocali a lui soddisfacenti arriva al punto di fumare tantissimo per ottenere una voce profonda e lo fa fino a pochi istanti prima di salire sul palco o in sala d’incisione.  Il risultato, tragico, di questo espediente, sarà una morte prematura, alla soglia dei quarantasei anni, per cancro al polmone. Eppure la voce di Nat King Cole è una delle più particolari di sempre. Quando canta scandisce bene le parole quasi amplificandole ed il suo timbro è perfetto sia che esegua brani pop, rhythm and blues o swingati. Un esempio è l’immortale “Unforgettable”, una canzone, come dice il titolo, indimenticabile: “Indimenticabile, ecco cosa sei tu, indimenticabile per quanto vicina o lontana. Come una canzone d’amore che mi stringe è il pensiero di te che mi tormenta…”.



Altro brano classico di Cole è “I love you for sentimental reasons” che per la prima volta lo proiettò al vertice della classifica Billboard: “Ti amo per ragioni sentimentali, spero che tu mi creda, ti ho dato il mio cuore…”.
Di importanza storica è il brano “Straighten Up and Fly Right”, dai critici musicali, infatti, viene considerato come il prototipo di quello che diverrà di lì a poco il rock-and-roll al punto di avere un’influenza artistica sul grande Bo Diddley. Un privilegio particolare di Nat King Cole è quello di esser stato il primo artista di colore ad avere una trasmissione radiofonica tutta per sé sebbene gli sponsor fecero dietro-front per gli endemici motivi di razzismo. Razzismo che Nat combatté tutta la vita rifiutando di esibirsi in locali dove il pubblico di colore era escluso e pagò il suo impegno sociale venendo aggredito sul palco in Alabama. La tradizione musicale di famiglia è stata perpetuata soprattutto da una delle figlie, la celebre Natalie Cole avuta dalla seconda moglie. Cole ha preso parte, suonando e cantando, a molti film e cortometraggi fino al 1965, anno della sua precoce scomparsa. Tra i tanti successi con il suo Nat King Cole Trio, vale la pena ricordare “Stardust” e “Smile”, canzone scritta da Charlie Chaplin per il celeberrimo film “Tempi Moderni” e da lui ripresa.


Si diceva che i grandi artisti, da sempre, a Natale pubblicano una raccolta di canzoni a tema. In questo Natale, ci piace ricordare “The Christmas Song”, magistralmente interpretata da uno dei mostri sacri della musica mondiale di sempre, il Re Nat Cole: “Bimbetti con gli occhi illuminati avranno difficoltà a dormire stanotte. Sanno che Babbo Natale sta per arrivare…e così sto offrendo questa semplice frase ai bambini da 1 a 92 anni. Anche se è stata detta molte volte in tanti modi, Buon Natale a tutti voi…”.


Fabrizio Bordone (originale: www.laspeziaoggi.it)

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